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La nostra famiglia

Distilleria Invitti - grappa della Valtellina

C'era una volta...

Alanbicco

È così che di solito le fiabe hanno inizio. Ma se stavolta a raccontare fosse qualcuno che la storia, le generazioni, i cambiamenti, li ha visti in prima persona? Quindi a lui la parola, l’alambicco da cui tutto ha avuto inizio. Era il 1948 e io non ero molto più di una caldaietta a vapore in rame. Furono l’intuizione e le mani sapienti del ramiere Enrico Invitti a crearmi e a dare vita alla nostra storica distilleria a Sondrio, in riva al fiume Mallero dove siamo ancora oggi.

Ricordo ancora il mio primo, celebre prodotto: “una grappa genuina tipicamente valtellinese”, così era solito definire Enrico la mitica “Sassella” e io mi gonfiavo d’orgoglio sentendolo parlare in questo modo. Inconfondibile la storica bottiglia con l’etichetta gialla che ancora oggi contraddistingue la nostra prima creazione. Ci ingegnammo poi insieme, Enrico ed io, nella produzione di una serie di liquori: la Mandorata, l’Anice e altre prodotti, tutti molto apprezzati dagli abitanti del posto. Ben presto il nostro impegno diede i suoi frutti e la grappa, la mia creazione, diventò la grappa valtellinese per eccellenza, quella che non poteva mancare sulla tavola di ogni trattoria e nelle case della gente.

A quei tempi Enrico divenne anche padre di Aldo, dato alla luce dall’amata moglie Celerina Toccalli.

Aldo crescendo intraprese la professione di bancario, ma la passione di famiglia fu più forte e lo condusse nella gestione della distilleria di famiglia accanto al padre.
Col tempo continuammo a crescere e dal 1977 in poi avreste faticato a riconoscermi per quanto ero cambiato.

Aldo, infatti, decise di cambiarmi veste e divenni così un alambicco in continuo grazie all’intervento della “Frilli” nota azienda produttrice di alambicchi. Da quel momento in poi fui in grado di lavorare più velocemente così da poter distillare in freschezza e con una maggior resa, sia in termini di quantitativi che di qualità di prodotto.

Che profumi e che sapori si sprigionarono a quel punto!
Se io sono il cuore di questa distilleria era chiaro a tutti che questi aromi erano l’anima del territorio.

Negli anni 2000 Gianfranco Invitti, figlio di Aldo, decise di portare avanti la tradizione e l’azienda di famiglia. E non lo fece da solo, perché con lui c’era il figlio Egidio.
Ancora una volta padre e figlio portavano avanti la passione di famiglia, ancora una volta io ero al centro del forte legame che univa la famiglia Invitti alla tradizione della distilleria valtellinese.
Sebbene con ruoli e personalità diverse, Gianfranco ed Egidio erano determinati nel voler mantenere viva una realtà storica ormai unica in Valtellina, consapevoli del ruolo della distilleria nell’ambito della viticultura valtellinese.

Ma la famiglia Invitti non era certo disposta a fermarsi qui.

Non mi fu difficile capire che la loro prima intenzione era quella di unire tradizione e innovazione.
Che dire… un piano ambizioso, ma perché non provarci? E poi a me le sfide piacciono, tantissimo.

Fu allora che nacque la “Linea nuova”, una serie di grappe di alta qualità, derivanti da una meticolosa selezione delle migliori vinacce valtellinesi, distillate con il metodo a vapore controllato grazie alla mia nuova collaboratrice, la caldaia a vapore, sottoponendo la grappa a particolari processi di filtrazione e con un fresco innovativo “vestito”.

Linea particolarmente adatta alla degustazione e all’abbinamento con altri cibi.

Per mantenere salde le radici decisero di continuare a distillare esclusivamente vinaccia del vitigno Nebbiolo di Valtellina, detto anche Chiavennasca.
Da questa materia prima deriva un prodotto con caratteristiche del tutto uniche e particolari nel suo genere: infatti parliamo di una grappa monovitigno, Km0, prodotta e imbottigliata in Valtellina.

È millesimata, perché strettamente dipendente dalla vendemmia d’annata, e naturale in quanto, per scelta ed impegno della mia famiglia d’azienda, non presenta aggiunte di zucchero e/o caramello, anche se consentiti in minima quantità dal Disciplinare di produzione.

La volontà dietro questa scelta è sicuramente quella di permettere ai propri estimatori di assaporare e cogliere gli autentici e genuini profumi e sapori del territorio valtellinese.

Ah! Dimenticavo di dire che ogni prodotto è di qualità certificata dai numerosi riconoscimenti ottenuti negli anni partecipando a diversi concorsi di ANAG, ADID e più recentemente quelli internazionali.

Ma ecco che arriva un’ulteriore innovazione: da qualche anno, alla produzione di grappa “bianca”, si è aggiunto il meticoloso e paziente affinamento ed invecchiamento in botti barriques di rovere, che già erano state utilizzate in precedenza per l’invecchiamento dei vini valtellinesi.

Ricordo ancora con emozione il giorno in cui portarono quelle bellissime botti, quanta storia che sembravano raccontare e chissà quanta ne avrebbero ancora raccontata insieme a me e alla mia famiglia.

Le botti sono posizionate nella cantina della distilleria, che non ricordo di aver visto così bella come da quando è stata recentemente ristrutturata. E proprio nel silenzio di questo luogo si svolgono la stabilizzazione, l’affinamento e l’invecchiamento della grappa, da cui derivano gli ultimi prestigiosi prodotti.

Se chiedessi agli Invitti, la mia famiglia, cosa li porta al continuo e costante desiderio di ricerca e innovazione, so già che mi risponderebbero che è il profondo rispetto della tradizione e di un territorio unico come la Valtellina, unito al desiderio di soddisfare i gusti dei numerosi e svariati clienti.

Da qui la scelta di proporre sul mercato sapori tipici e inconfondibili, come quelli della grappa ai mirtilli, ottima in accompagnamento ai dessert o la grappa alla ruta, erba medicinale di alta montagna con caratteristiche digestive.
Vi devo confessare, però, che l’onda di innovazione non si è ancora arrestata.

Dalla recente collaborazione con una casa vinicola, ad esempio, è nata la grappa Invitti-Arpepe: una grappa unica, esclusiva, fine, delicata, dalle caratteristiche particolari dovute alla vinificazione mediante macerazione lunga che la rende molto simile al brandy.

D’altra parte la storia non si sarebbe potuta svolgere in modo diverso: la distilleria Invitti costituisce un anello strategico all’interno della catena vitivinicola valtellinese. La grappa, infatti, è ricavata dalla distillazione della vinaccia, ovvero le bucce dell’uva dopo che questa è stata spremuta per fare il vino.
Recuperiamo quindi le vinacce in un momento delicato per le cantine, ovvero il momento della vinificazione durante il quale è fondamentale che non vi siano interferenze con la fermentazione del vino.
Provvediamo poi personalmente allo smaltimento delle vinacce esauste in modo corretto, nel rispetto del territorio, portando a completamento l’intero ciclo.

Quanto faticosamente appreso dalla mia famiglia fino a questo momento, meritava di essere trasmesso. E infatti ecco la mia distilleria diventare sede della Delegazione ADID (Associazione Degustatori Italiani di Grappa e Distillati), facendosi tramite della diffusione della cultura del “buon bere”, cioè del degustare correttamente non solo il distillato di bandiera, la grappa, ma anche organizzando corsi di approfondimento e degustazione dei distillati tutti, coinvolgendo e portando in Valtellina i migliori esperti in ogni campo specifico ed accogliendo le scolaresche degli istituti di settore, gli esperti del futuro, tramandando così la cultura del territorio!

Ed eccoci giunti alla conclusione della nostra storia, ma solo per il momento.
Vedo Gianfranco ed Egidio, a cui recentemente si sono uniti i fratelli Domenico e Chiara, determinati nel mantenere viva una realtà storica ormai rara in Valtellina, frutto del lavoro e della passione della propria famiglia e consapevoli dell’importanza del mio ruolo di alambicco e della distilleria tutta, nell’ambito della viticoltura e del territorio valtellinese.

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